OMPHALOTUS OLEARIUS

OMPHALOTUS OLEARIUS  (De Cand.: Fr.) Singer 1948

Sinonimi

Agaricus olearius De Candolle (1815), Pleurotus olearius (DC) Gillet (1876), Flammula phosphorea (Battarra: Pers.) Quèlet (1883), Dryophila phosphorea (Battarra: Pers.) Quèlet (1888), Clitocybe olearia (Fr.: DC) Maire (1933), Clitocybe phosphorea (Battarra: Pers.) Bohus (1957).

Volg.: Fungo dell’olivo, Agarico dell’olivo, Onfaloto dell’ulivo.

Etimologia

Omphalotus = ombelico (dal greco omfalòs), per la depressione al centro del cappello

olearius  = dell’olivo (dal latino olea = olivo), per il particolare habitat di crescita.

Sistematica

Regno: Fungi; Divisione: Eumycota; Sottodivisione: Basidiomycota; Classe: Homobasidiomycetes; Sottoclasse: Agaricomycetidae; Ordine: Boletales; Famiglia: Omphalotaceae; Genere: Omphalotus; Specie: olearius.

Commestibilità

Fungo tossico (sindrome pardinica) la cui sintomatologia gastro-intestinale si manifesta con dolori epigastrici, nausea, cefalea, sudorazione, scariche alvine e talvolta con brachicardia ed allucinazioni cromatiche. Nei casi più gravi possono insorgere complicazioni a livello epato-renale.

Descrizione

Se vi dovesse capitare di trovarvi nel fitto di un bosco, in una notte buia e senza luna, e di vedere un alone di luce ai piedi di un albero, non vi allarmate: non sono i folletti della foresta ma più semplicemente un cespo di Omphalotus olearius che emette un lieve chiarore per effetto di un fenomeno naturale, non sempre costante, conosciuto come bioluminescenza. Secondo alcuni Autori la fosfo-rescenza sarebbe prodotta da pigmenti contenuti nell’imenio del carpoforo e varierebbe con l’età di quest’ultimo.

Inizialmente convesso, poi disteso ed infine depresso al centro e quindi imbutiforme, talora con bassa papilla centrale, il cappello può avere un diametro variante fino ai 15 cm. e presentarsi con una superficie liscia, brillante, con colori compresi in una gamma che va dal giallo-aranciato al fulvo arancione con tonalità più scure al disco per la presenza di fibrille innate che dal centro si irradiano a raggiera. L’orlo, più o meno ondulato, rimane a lungo introflesso.

Le lamelle sono strette, sottili, serrate, arcuate e a lungo decorrenti sul gambo. Di color giallo-oro o arancio vivo, sono intervallate da numerose lamellule e da qualche biforcazione in prossimità del margine pileico. Si staccano con facilità, a blocchetti, dalla carne.

Il gambo può essere centrale o posto lateralmente (eccentrico) e si prolunga per circa 20 centimetri, cilindrico ma attenuato verso la base dove si unisce a fascio con altri esemplari. Ha una consistenza soda e carnosa. Pur avendo tonalità cromatiche più chiare del colore del cappello, il gambo è percorso lon-gitudinalmente da costolature più scure che sembrano quasi una prosecuzione delle lamelle.

Carne tenace, soda ma poi fibrosa, aranciata ma più scura sotto la cuticola del cappello e brunastra verso la base del gambo; odore poco marcato, erbaceo, gradevole, sapore mite ma un po’ astringente. Reazione verdastra all’am-moniaca.

Le spore bianco-crema ma lievemente giallognole in massa, sono quasi globose (7,5/8,5 x 5/6,5 micron), lisce, non amiloidi.

Specie comune in estate e in autunno, cresce in cespi anche voluminosi sulle radici (talvolta interrate) o alla base di tronchi di varie essenze arboree e quindi non soltanto degli ulivi. Predilige tuttavia luoghi soleggiati, caldi ed aperti, dall’areale costiero fino alle abetaie montane.

 

Possibilità di scambio

Nella letteratura micologica si citano numerosi casi di avvelenamento per effetto di incauti scambi tra l’ottimo Cantharellus cibarius (Fr.: Fr.) Fries e l’Omphalotus olearius. Tuttavia il “galletto” è nettamente distinguibile sia per il colore giallo del carpoforo (mentre il colore dell’O. olearius è molto più aranciato), sia per il fatto che la superficie imeniale del primo è costituito da nervature anastomizzate e rigide, tanto da non poter essere separate dalla carne del fungo, mentre le lamelle dell’O. olearius sono molto più fitte e si staccano “a blocchetti” con l’unghia di un dito. Vale la pena, inoltre, ricordare che il C. cibarius cresce abitualmente isolato e non è cespitoso (la crescita isolata di O. olearius rap-presenta invece un’eccezione) e che la prima specie è terricola mentre la seconda è lignicola, anche se talora la radice della pianta rimane interrata e non risulta apparente.

L’esame della superficie imeniale serve anche a distinguere l’Hygrophoropsis (Clitocybe) aurantiaca (Wülf. : Fr.) Maire che, pur avendo una colorazione assai simile a quella di O. olearius, presenta tuttavia lamelle ampiamente forcate e ramificate. Per di più, la superficie pileica dell’H. aurantiaca è opaca, vellutata e priva di fibrille radiali.

                                                                      Sandro Ascarelli

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